Volando più in alto del regolamento

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Il Punto

di Sergio Barlocchetti

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Secondo l'Institute of Mechanical Engineers inglese la percezione e l'immagine dei mezzi volanti senza pilota da parte delle persone starebbe diventando qualcosa di sempre più familiare, almeno nel Regno Unito. Dello stesso parere sono anche la FAA americana e la CAAC cinese. Non che ci volesse chissà quale calcolo per prevedere una lenta assuefazione della gente alla vista di un oggetto ronzante per aria, ma il rischio che questi venissero assimilati a qualcosa di negativo spaventava da sempre i legislatori (ricordiamoci che su questo tema il Parlamento europeo ha dibattuto ben prima di spingere il regolamento comunitario), e preoccupava un po' anche i finanziatori dei costruttori.

Ma ora che questi mezzi svolgono operazioni utili alla società, se da una lato la loro presenza è rara ed accettata, dall'altro il regolatore (per noi EASA) si sta chiedendo quali possibili problemi potranno dare alla collettività episodi di hackeraggio dei sistemi di controllo. Non soltanto dei droni, sia chiaro, a cominciare dagli aeromobili civili. A Colonia stanno studiando da oltre tre anni sul tema sicurezza informatica (qui il documento), anche perché il sistema 5G è realtà e ci avviamo verso un'espansione delle sue applicazioni, molte delle quali sono proprio dedicate ai droni. Dunque soltanto se le aziende del settore e le autorità aeronautiche lavoreranno insieme spiegando e informando la popolazione di quali siano i vantaggi dell'utilizzo dei SAPR ma anche di quali siano i loro limiti, allora le persone potranno “fidarsi” nel vedersi sorvolate, assistite o sorvegliate da questi mezzi. Perché in caso di ricerca e soccorso, emergenza o urgenza, nessuno si sognerebbe mai di contestare il rumore di un elicottero, figuriamoci quello di un multicottero. Ma la memoria ricorda che i cittadini svizzeri protestarono non poco per i voli notturni dei droni che pattugliavano il confine sud della Confederazione alla ricerca di immigrati clandestini.

Un errore da evitare da parte del comparto è dare per scontato che la totale accettazione già avvenga, che non ci sia più sorpresa nel vedersi avvicinare da un oggetto volante. Potrete dire che sia un mio chiodo fisso, ma torno a sottolineare che in Italia il pubblico non è ancora consapevole delle norme esistenti che governano l'uso dei droni, figuriamoci i turisti, e non è un caso che il numero di denunce a loro carico sia molto alto nel totale degli eventi.  Abbiamo però un grande punto di forza da sfruttare per una campagna di informazione positiva: nessuno finora si è fatto male seriamente a causa di un velivolo a pilotaggio remoto e nessun grave evento si è finora verificato. Pochissimi poi sono stati i casi di controversie nate per la privacy. Incredibilmente e nonostante tutte le violazioni alle (un po' troppe e caotiche) regole del volo vigenti, non esiste una preoccupazione diffusa circa la possibilità di essere affettati dalle eliche mentre si passeggia. Questo dovrebbe far riflettere gli amministratori locali quando vietano il volo dei droni emettendo peraltro provvedimenti che spetterebbero ad ENAC. Ma li aspettiamo al varco nel momento in cui la liberalizzazione dei droni sotto i 250 grammi comincerà a portarli nei parchi pubblici e nei cortili. Ed anche quando i primi progetti di veicoli eVTOL, magari quelli meglio supportati dai colossi dell'aviazione (Boeing Cora, Airbus Vahana, Volocopter, Vertical Solution e altri ancora), compariranno negli aeroporti per poi passare poco sopra i grattacieli. Perché è lì che stiamo andando, verso una rivoluzione affascinante che coinvolge in realtà tutti i mezzi di trasporto: il settore automotive con una conversione all'elettrico e alla guida autonoma che somiglia al passaggio dalla carrozza al motore avvenuto quasi due secoli fa, e quello aeronautico con la mobilità urbana automatizzata. Purtroppo però l'entusiasmo e con lui gli investimenti si spengono: è impensabile oggi fare anche soltanto una campagna di informazione istituzionale lungimirante o cercare finanziatori in una nazione nella quale i viadotti cadono a pezzi e si preferiscono bruciare quasi 38.000 euro l'ora per mantenere aperta la compagnia di bandiera.

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*Professionista del settore aviazione da 27 anni, ingegnere aerospaziale, giornalista professionista e pilota. Ha ricoperto il ruolo  di Flight Test Engineer e Project Manager in ambito manned e unmanned. Ha fatto parte della redazione del mensile Volare per 18 anni e ha esperienza di pilotaggio su aeromobili leggeri ed executive. Attualmente ricopre l’incarico di direttore tecnico di un'azienda aeronautica internazionale ed è docente di materie tecniche presso la scuola dell’Aeroclub Milano.

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